Beatificazione
“Dio suscita talora, imprevedibilmente, tra persone umili e in situazioni difficili, alcuni strumenti provvidenziali della sua grazia per chiamare a se le anime, anche più lontane. E’ il caso di Lorena D’Alessandro, fresca e limpida figura di ragazza cristiana, che Dio ha purificato col dolore e ne ha fatto fiamma viva di fede di carità nell’ambiente della sua parrocchia di N.S. di Czestochowa in Roma e anche più lontano. Il suo ricordo ed esempio, conforto per la sua famiglia terrena, possa divenire apostolato efficacie per tante fanciulle e ragazzi della sua età, nella grande famiglia della Chiesa“.
E’ il 25 Marzo del 1982 quando il vicario generale di sua santità per Roma, il card. Ugo Poletti, scrive queste righe per la presentazione del libro che don Ugo Peressin dedica alla “Testimonianza di una giovane catechista che amava la vita“. Lorena D’Alessandro è tornata alla casa del Padre da quasi un anno, la conoscenza della sua vita straordinaria non ha ancora varcato i confini della Rustica, quartiere della periferia romana dove si trova la parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa.
Don Ugo è stato parroco lì, ha conosciuto molto bene Lorena, l’ha seguita fino all’ultimo giorno della sua malattia. Una malattia incurabile, scoperta per gradi successivi, passando attraverso l’amputazione di una gamba. Le esequie erano avvenute nella sua parrocchia, con grandissima partecipazione di folla. La presenza degli abitanti del quartiere fu talmente considerevole che alcune persone, non riuscendo ad entrare in chiesa, rimasero sulla piazza antistante cercando di ascoltare la messa. Nel rispetto della volontà di Lorena la cerimonia fu gioiosa piuttosto che triste.
Dopo la lettura del testamento spirituale di Lorena tutti i presenti presero coscienza della profondità della sua fede, straordinariamente matura per una ragazza di soli 16 anni. Don Ugo assunse così la definitiva consapevolezza che la ricchezza della breve esperienza umana di quella ragazza di borgata non dovesse essere dispersa ma il più possibile comunicata e divulgata. Iniziò un percorso fatto di perseveranza e fiducia, che sta portando a un risultato forse imprevedibile.
Passano alcuni anni. Don Ugo coinvolge sempre di più le persone che hanno conosciuto Lorena. Vengono fuori le prime testimonianze, escono nuove pubblicazioni. Ma soprattutto cominciano a diffondersi a diffondersi in un ambito sempre più ampio i documenti che testimoniano la particolarità della figura di Lorena: il diario, il testamento, la casetta registrata con la sua voce, le lettere. Il sogno di don Ugo comincia a prendere forma.
In un’audio cassetta incisa dalla stessa Lorena alla quale don Ugo ha in un secondo momento aggiunto una sua presentazione, ella viene definita “precocemente matura per il cielo“, “orgogliosa della sua missione di catechista“. Il suo messaggio d’amore, secondo don Ugo, “vuole essere un inno perenne a Cristo e alla vita“.
Occorrerà qualche tempo – ma in fondo non poi molto – perché la prima, fondamentale tappa del suo sogno si realizzi. E siamo al 2001, all’inizio del terzo millennio cristiano, quando in vicariato, il 25 Maggio, viene aperta dal successore di Poletti, il car. Camillo Ruini, la fase diocesana del processo di beatificazione di Lorena. Le parole di Ruini sono chiare, fanno ben capire perché la chiesa ha concesso attenzione alla storia della giovane ragazza di borgata. La testimonianza di Lorena è definita dal cardinale “un modello per i giovani di oggi perché foriero di di speranza“. Nel convegno diocesano del 2001, Ruini ripeterà che la speranza è la virtù da proporre alle nuove generazioni, quindi Lorena è un richiamo forte per tutti coloro che sono privi di fede e di speranza nell’amore di Dio.
L’8 Aprile 2003, sempre nel palazzo apostolico Lateranense, il processo viene solennemente chiuso e il giorno dopo viene portata la cassa dei documenti alla Congregazione dei santi. Agli atti c’è un documento, la Positio, stilato dal postulatore della causa, don Felice Poli, monco Benedettino Silvestrino che ha sostituito il predecessore Simone Tonini. La Positio è una sorta di dossier che comprende a biografia, il riassunto delle testimonianze e la dimostrazione della eroicità delle virtù della Serva di Dio.
Un’altra tappa fondamentale arriva Sabato 20 Novembre 2004, nel giorno in cui Lorena avrebbe festeggiato il suo quarantesimo compleanno. Le spoglie mortali di Lorena ritornano ala Rustica, nella sua parrocchia. All’evento il giornale “romano” per eccellenza, Il Messaggero, dedica, il giorno dopo, un’intera pagina, con tre articoli e foto “storiche” tra cui quella di Lorena co Giovanni Paolo II durante la visita del papa alla parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa il 25 Febbraio del 1979. Beatrice Picchi racconta il quartiere in preghiera per Lorena, il ricordo delle famiglie che l’hanno vista crescere, la curiosità dei bambini che non l’hanno mai conosciuta e che adesso vogliono sapere tutto di questa ragazza che sta per diventare beata. Orazio Petrosillo, valente vaticanista, si sofferma sulla causa di beatificazione che procede bene speditamente. Così argomenta: “se dalla istanza al vicariato di Roma il precedente postulatore p. Simone Tonini per l’apertura del processo, presentata il 4 Ottobre 1999, in due anni è stato celebrato il processo diocesano (9 Aprile 2001 – 8 Aprile 2003) e il 5 Novembre 2004 si è giunti al decreto della Congregazione per le cause dei santi che ne riconosce la validità giuridica, vuol dire che la causa sta andando avanti molto veloce”. Del resto, il punto centrale da valutare, come afferma Petrosillo, è semplicemente – si fa per dire – “l’eroicità nell’accettazione del dolore delle sofferenze e il naturale contorno di eccezionale vita cristiana“. Il giornalista plaude infine all’entusiasmo commovente del quartiere e all’attività del gruppo “Amici di Lorena”.
I due articoli sono accompagnati da un commento molto particolare della scrittrice Romana Petri, con l’azzeccato titolo “Quel fiore nato in periferia“. Raffinata autrice di romanzi, esperta di letteratura francese e di un mondo assai lontano da quello, fisico e spirituale, dove viveva Lorena, la Petri non nasconde una imprevedibile fascinazione per quella “periferia di case basse e lunghi viali a cielo aperto che potrebbe anche non essere Roma“, teatro della breve gioventù di Lorena, “nata e vissuta qui, giocando lungo queste strade apparentemente anonime, e che invece, a conoscerle meglio, non lo sono affatto”. Per poi ammettere: “E’ bene non stupirsi di veder nascere fiori anche in luoghi così”.
Oggi “il fiore della Rustica”, la ragazza semplice di una parrocchia di periferia che accettò la sofferenza con straordinaria serenità interiore, non è più solo un patrimonio del quartiere, ma è la Serva di Dio in attesa di essere beata che con questo sito, così come con gli altri scritti che le sono stati dedicati, si vuole far conoscere trasmettendo il suo messaggio di speranza e di gioia.